lunedì 26 agosto 2013

Tentare non nuoce

Era passata un'altra giornata ed aveva ripetuto lo stesso errore. "Perchè ti metti sempre a 'questionare' per faccende di principio?". Già lo aveva rifatto ed aveva nuovamente discusso con i ragazzini che aveva incontrato mesi prima. Pareva non fosse cambiato nulla, acidi ed isterici si erano dimostrati allora, cattivi e più imbruttiti erano diventati adesso. Che sciocca aveva pensato che il passare del tempo li avesse fatti riflettere, che si fossero resi conto di come, approfittando della loro giovane età, fossero diventati cattivi, ferissero gratuitamente le persone. Poi a pensarci bene, tanto giovani non erano, trentenni in cerca di un futuro e trattati come ragazzi solo perchè ancora a casa con mamma e papà. Insomma, era caduta nello stesso errore, c'era modo di chiudere la faccenda una volta per tutte? Si c'era. Si diede domanda e risposta da sola. L'indomani li avrebbe affrontati di persona, magari davanti ad una caffè zuccherato oltremodo. Forse faccia a faccia e non protetti dalla distanza creata da un computer i suoi "accusatori" tanto arcigni si sarebbero ridimensionati, avrebbero compreso chi avevano offeso per mesi gratuitamente. Beh lei il tentativo voleva farlo. "Tentare non nuoce" si era detta. Aveva fatto la scelta giusta?

Il carattere difficile

Quante volte ci aveva pensato: se avesse avuto un altro carattere, se fosse stata più "addomesticabile" come sarebbe stata più semplice la sua vita. Se non si fosse messa ogni volta a combattere battaglie perse in partenza, se avesse deciso di fare come tutti, di sposarsi, di fare figli, di non alzare mai la testa, magari di dire tanti si. Ed invece no, no ..di no ne aveva detti tanti. Aveva cominciato a 15 anni a "sfidare" chi comandava. Aveva cominciato un giorno durante un'interrogazione di latino. Fino a quel giorno era stata sempre brava a scuola, nessun problema, persino in latino la sua media non era mai scesa sotto il 5. Quel giorno però cambiò tutto. Un piccolo errore e la sua insegnante si mise a deriderla, e facendo ridere così tutta la classe. Tutti ridevano per quello sciocco errore. L'indignazione salì tanto da farle dire a gran voce: "lei è un'insegnante non dovrebbe comportarsi così". E dopo averlo detto uscì dall'aula sbattendo la porta. Da quel momento tutto cambiò. La docente la prese di mira e la sufficienza fu sostituita da costanti e ripetuti voti bassissimi. Ma lei non lo sapeva, quello sarebbe stato solo il primo no. La prima reazione e altre ne sarebbero seguite fino a farla diventare quello che era. Una donna pronta a combattere per le sue idee anche se questo le avrebbe causato tanti problemi. Se ne accorgeva soprattutto nel lavoro, sfilze di colleghi riuscivano a "sistemarsi" in posti fissi e tranquilli. Avevano accettato di stare accanto ai politici, di dire si anche quando avrebbero voluto dire no. I più furbi erano quelli che da sempre avevano capito che bisognava frequentare le persone più importanti e "potenti". Lei a questo non aveva mai badato. I suoi amici non appartenevano ad una categoria sociale "prestabilita", già le categorie. Da adolescente aveva tentato di frequentare quelli delle famiglie che contavano, figli di sindaci, imprenditori, assessori anni '80 gente con i soldi e la puzza sotto il naso. Si era sentita così diversa non erano quelli i suoi amici, e non lo sono mai stati. A distanza di anni di quelle famiglie ha anche scritto, ha raccontato tangentopoli e scandaletti in salsa vesuviana. Ora era convinta più che mai di aver fatto la cosa giusta, scelte che le erano costate e le sarebbero costate sempre tanto. In cambio però aveva la sua dignità. C'era forse qualcosa di più importante? Si alzò dal tavolo dove stava scrivendo al pc, si avvicinò alla finestra, guardò fuori, la strada sgombra e silenziosa nel cuore della notte. E ci pensò di nuovo, c'era qualcosa di più importante della propria dignità? No, no, no. I no risuonavano nella sua mente. Aveva fatto la scelta giusta era fiera di se, gli "altri", quelli che l'accusavano e la criticavano non potevano dire altrettanto. Così pensandoci si rasserenò, andò a spegnere il computer e sorrise. Il suo carattere non era male in fondo.

lunedì 18 marzo 2013

I tempi lentissimi della politica e l'ironia

Ieri scherzando tra amici in piazza si parlava della lentezza della politica sommese, del fatto che siamo al 18 marzo ed il centrosinistra è in fase di stallo. Così per scherzo è nato questo gruppo Ma io mi domando, è possibile che a Somma non riusciamo a diventare noi stessi protagonisti della politica e togliere il potere alle "famiglie" che da generazioni, per pacchetti di voti consolidati gestiscono il bello e il cattivo tempo? Somma è nostra, dobbiamo riprendercela. Certamente non sono io che devo autocandidarmi, ma se la mia vena ironica può servire a smuovere le acque ben venga. Chiedo soltanto ai cittadini che hanno a cuore questa città ed il loro futuro di "battere un colpo". Facciamoci sentire, decidiamo insieme cosa fare..e facciamolo presto