lunedì 26 agosto 2013

Il carattere difficile

Quante volte ci aveva pensato: se avesse avuto un altro carattere, se fosse stata più "addomesticabile" come sarebbe stata più semplice la sua vita. Se non si fosse messa ogni volta a combattere battaglie perse in partenza, se avesse deciso di fare come tutti, di sposarsi, di fare figli, di non alzare mai la testa, magari di dire tanti si. Ed invece no, no ..di no ne aveva detti tanti. Aveva cominciato a 15 anni a "sfidare" chi comandava. Aveva cominciato un giorno durante un'interrogazione di latino. Fino a quel giorno era stata sempre brava a scuola, nessun problema, persino in latino la sua media non era mai scesa sotto il 5. Quel giorno però cambiò tutto. Un piccolo errore e la sua insegnante si mise a deriderla, e facendo ridere così tutta la classe. Tutti ridevano per quello sciocco errore. L'indignazione salì tanto da farle dire a gran voce: "lei è un'insegnante non dovrebbe comportarsi così". E dopo averlo detto uscì dall'aula sbattendo la porta. Da quel momento tutto cambiò. La docente la prese di mira e la sufficienza fu sostituita da costanti e ripetuti voti bassissimi. Ma lei non lo sapeva, quello sarebbe stato solo il primo no. La prima reazione e altre ne sarebbero seguite fino a farla diventare quello che era. Una donna pronta a combattere per le sue idee anche se questo le avrebbe causato tanti problemi. Se ne accorgeva soprattutto nel lavoro, sfilze di colleghi riuscivano a "sistemarsi" in posti fissi e tranquilli. Avevano accettato di stare accanto ai politici, di dire si anche quando avrebbero voluto dire no. I più furbi erano quelli che da sempre avevano capito che bisognava frequentare le persone più importanti e "potenti". Lei a questo non aveva mai badato. I suoi amici non appartenevano ad una categoria sociale "prestabilita", già le categorie. Da adolescente aveva tentato di frequentare quelli delle famiglie che contavano, figli di sindaci, imprenditori, assessori anni '80 gente con i soldi e la puzza sotto il naso. Si era sentita così diversa non erano quelli i suoi amici, e non lo sono mai stati. A distanza di anni di quelle famiglie ha anche scritto, ha raccontato tangentopoli e scandaletti in salsa vesuviana. Ora era convinta più che mai di aver fatto la cosa giusta, scelte che le erano costate e le sarebbero costate sempre tanto. In cambio però aveva la sua dignità. C'era forse qualcosa di più importante? Si alzò dal tavolo dove stava scrivendo al pc, si avvicinò alla finestra, guardò fuori, la strada sgombra e silenziosa nel cuore della notte. E ci pensò di nuovo, c'era qualcosa di più importante della propria dignità? No, no, no. I no risuonavano nella sua mente. Aveva fatto la scelta giusta era fiera di se, gli "altri", quelli che l'accusavano e la criticavano non potevano dire altrettanto. Così pensandoci si rasserenò, andò a spegnere il computer e sorrise. Il suo carattere non era male in fondo.

2 commenti:

emanuela ha detto...

troppo spesso ci si adagia in silenziosi consensi per essere accettati. intanto il tempo passa e vola via la personalità e la dignità.
Per molti va bene così... i molti che vivono in un' illusoria tranquillità...di massa... seguendo le mode, gli stereotipi e gli "pseudo vincenti"(che poi tanto vincenti non lo sono :D). Quando si dice quello che si pensa e si combatte per un principio... allora si è vincenti. Perchè avere una testa "pensante" è il dono più grande che Dio ci ha fatto. Ricordo un vecchio detto cinese:" molti Nemici... molto Onore....." MEGLIO DIRE QUELLO CHE SI PENSA CHE ESSERE ACCETTATI PER UN BUGIARDO SILENZIO!
E Pò..... CE REST SEMP A SALUTE!!! :D MANU

admin ha detto...

Quanto è vero, ed è meglio essere accettati per quello che si è e si pensa davvero. Conclusione saggia la tua :)